giovedì 17 settembre 2009
James Dean è vivo
Almeno nello spot di questa società di investimenti a lungo termine. Cosa avrebbe potuto fare James, se avesse avuto più tempo? Ci piace.
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mercoledì 16 settembre 2009
Uno su cinque tweet
è pubblicità -fatta gratis- dagli utenti.
Siamo noi il mercato, capito?
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venerdì 11 settembre 2009
Allegria, cattivo gusto!
Va bene monetizzare gli eventi, ma sfruttare la morte di Mike Bongiorno mi pare una mossa troppo spudorata. Grazie a te, Mike, che c'hai fatto campà!
Vabbè che in Italia ormai tutti i mezzi valgono, date un'occhiata ai volgarissimi commenti lasciati su YouTube e inorridite. Congratulazioni, gentaglia di ogni dove.
lunedì 7 settembre 2009
Fanpage: maneggiare con cura. Il caso di Honda Accord Crosstour
La Fanpage può far crescere la tua attività in modo esponenziale e globale in pochissimo tempo. Oppure, può diventare oggetto di una forte contestazione altrettanto esponenziale e su scala globale. Il caso della Fanpage della nuova Honda Accord Crosstour inizia con la speranza che la facile equazione "Presente su Facebook=Successo immediato" si avverasse. Ma l'auto è brutta e i fan si sono ribellati, postando migliaia di commenti negativi.
Cosa è successo?
Secondo alcune analisi reperite online, gli errori sono tre:
-Honda ha rilasciato solo due immagini e basta. Niente approfondimenti, colori, equipaggiamento. Dal nulla nasce il nulla, o peggio, la tempesta.
-Facebook ha un ampio gruppo democrafico di iscritti. La Honda Accord Crosstour ha un pubblico ben diverso. Probabilmente il mezzo si è rivelato inefficace, attraendo giovani, blogger, creativi con un forte senso estetico e tanta voglia di litigare. Non, invece, i veri acquirenti potenziali dell'auto, troppo impegnati a lavorare e portare i figli a Judo.
-La viralità lavora in entrambe le direzioni. Occhio a pianificare quella costruttiva.
Come reagire?
Sicuramente non eliminando i commenti negativi, cosa che farebbe andare su tutte le furie la community. Tanto che Honda ha eliminato solo una ventina di commenti che contrastavano con i termini d'uso.
Tra questi, il commento positivo di un dipendente Honda, preso a coppini virtuali dopo appena due minuti:
Povero Eddie. Il suo commento è stato eliminato, secondo l'azienda, per non aver dichiarato di essere dipendente Honda e, nello specifico, perché sarebbe passato per portavoce, cosa che non è.
Ma l'azione di rispondere alla pioggia marrone con risposte valide potrebbe risultare positiva:
Aprirsi ai commenti negativi, cercando di stabilire una discussione con il pubblico dimostrerebbe un approccio intelligente dell'azienda, disposta a mettersi in gioco veramente e sfruttando, così, la brutta esperienza iniziale per dare la massima risonanza mediatica al prodotto.
Come diceva Wilde, "bene o male purché se ne parli". Lezione imparata, forse.
Infatti Honda ha pubblicato, nella scheda 'Message to Fans', un bella risposta dettagliata.
Tuttavia, figura da dilettanti.
Capita anche a loro.
Cosa è successo?
Secondo alcune analisi reperite online, gli errori sono tre:
-Honda ha rilasciato solo due immagini e basta. Niente approfondimenti, colori, equipaggiamento. Dal nulla nasce il nulla, o peggio, la tempesta.
-Facebook ha un ampio gruppo democrafico di iscritti. La Honda Accord Crosstour ha un pubblico ben diverso. Probabilmente il mezzo si è rivelato inefficace, attraendo giovani, blogger, creativi con un forte senso estetico e tanta voglia di litigare. Non, invece, i veri acquirenti potenziali dell'auto, troppo impegnati a lavorare e portare i figli a Judo.
-La viralità lavora in entrambe le direzioni. Occhio a pianificare quella costruttiva.
Come reagire?
Sicuramente non eliminando i commenti negativi, cosa che farebbe andare su tutte le furie la community. Tanto che Honda ha eliminato solo una ventina di commenti che contrastavano con i termini d'uso.
Tra questi, il commento positivo di un dipendente Honda, preso a coppini virtuali dopo appena due minuti:
Povero Eddie. Il suo commento è stato eliminato, secondo l'azienda, per non aver dichiarato di essere dipendente Honda e, nello specifico, perché sarebbe passato per portavoce, cosa che non è.
Ma l'azione di rispondere alla pioggia marrone con risposte valide potrebbe risultare positiva:
Aprirsi ai commenti negativi, cercando di stabilire una discussione con il pubblico dimostrerebbe un approccio intelligente dell'azienda, disposta a mettersi in gioco veramente e sfruttando, così, la brutta esperienza iniziale per dare la massima risonanza mediatica al prodotto.
Come diceva Wilde, "bene o male purché se ne parli". Lezione imparata, forse.
Infatti Honda ha pubblicato, nella scheda 'Message to Fans', un bella risposta dettagliata.
Tuttavia, figura da dilettanti.
Capita anche a loro.
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venerdì 4 settembre 2009
Twitter versione analogica
Bell'articolo del Corriere che spiega come nel 1902 furono introdotte le cartoline, che venivano usate proprio come oggi si fa con i tweet.
Tra il 1902 e il 1910 furono inviate 6 miliardi di cartoline – una media di 200 a persona - e poiché nelle maggiori città la posta veniva consegnata una decina di volte al giorno si intuisce come questi rettangoli di cartone fossero utilizzati in botta e risposta rapidi e quasi immediati. «I prezzi bassi e l’efficienza del sistema postale edoardiano – scrivono i ricercatori – fece sì che quel mezzo di comunicazione scritto non fu eguagliato prima del ventunesimo secolo». I messaggi, oltre a essere necessariamente concisi, erano anche molto informali, e pieni di abbreviazioni. Proprio come oggi su Twitter. Tant’è che già allora c’era chi si preoccupava del deterioramento della lingua.Quando il social network era palpabile.
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giovedì 3 settembre 2009
Come demonizzare un malato
UPDATE: Il video Aids is a mass murderer è stato bannato da YouTube!
Qui un nuovo link per vederlo.
Disprezzo questo video. Quello che ci vedo è solo un tentativo onanista di giocare creativamente con un tabù. In questo caso, il tabù è Hitler. L'agenzia che ha partorito l'idea è tedesca, e chi ha un minimo di conoscenza della storia e della vergogna collettiva che essa ha riversato sulla società tedesca, non fatica a fare 2+2.
Un tentativo di farsi pubblicità, credendo di infrangere un tabù.
Il problema è che se in Germania Hitler è visto come un concetto (e quindi la metafora può funzionare), nel resto del mondo il dittatore è comunque percepito prima di tutto come un essere umano, diventando quindi metafora non tanto del "male", quanto del malato.
FAIL.
Qui un nuovo link per vederlo.
Disprezzo questo video. Quello che ci vedo è solo un tentativo onanista di giocare creativamente con un tabù. In questo caso, il tabù è Hitler. L'agenzia che ha partorito l'idea è tedesca, e chi ha un minimo di conoscenza della storia e della vergogna collettiva che essa ha riversato sulla società tedesca, non fatica a fare 2+2.
Un tentativo di farsi pubblicità, credendo di infrangere un tabù.
Il problema è che se in Germania Hitler è visto come un concetto (e quindi la metafora può funzionare), nel resto del mondo il dittatore è comunque percepito prima di tutto come un essere umano, diventando quindi metafora non tanto del "male", quanto del malato.
FAIL.
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Twitter, storia di un logo
Da non credere. Una serata di cazzeggio su siti umoristici può rivelarsi molto più produttiva di una giornata di lavoro. Un giorno scriverò un'ode al cazzeggio: è più facile inibire la creatività restando su schemi di lavoro rigidi, invece di lasciare aperte le porte e filtrare il più possibile di ciò che ci circonda.
E' difficile che qualcuno di voi conosca il latte di soya Silk. Io non l'ho mai sentito, ma negli Stati Uniti è un prodotto famoso. Oggi il packaging del prodotto è diverso, ma tempo fa la natura e l'ecologia che tentava di veicolare era riassunto in un uccellino stilizzato. Sorprendentemente... identico al logo di Twitter:
Coincidenza? Boh, e questa grafica apparsa su uno shampoo al tè?
E non è finita. Lo stesso ramo compare sul case di un mini PC, il KPC's Shuttle PC:
Gli indizi cominciano a diventare troppi. E un sospetto prende sempre più piede: fotografia da stock?
La storia del logo di Twitter è breve e bastarda. Il designer, Simon Oxley, venne pagato appena tra i 2 e i 6 dollari per il suo lavoro, suscitando qualche polemica riguardo allo sfruttamento di lavori "crowdsourced" (ovvero "fatti dalla comunità degli utenti"). In confronto la designer del logo Nike, Carolyn Davidson, venne trattata davvero bene (35$).
Ma alla fine, a Oxley non è andata così male. L'utente simonox, su iStockphoto.com, gode di 200 download del suo uccellino vettoriale royalty-free ma la sua esistenza ammonisce le aziende: quando impareranno a non fidarsi troppo delle immagini di stock e inizieranno a far realizzare materiale originale?
Cosa che Twitter ha appena fatto, sostituendo l'uccellino.
E' difficile che qualcuno di voi conosca il latte di soya Silk. Io non l'ho mai sentito, ma negli Stati Uniti è un prodotto famoso. Oggi il packaging del prodotto è diverso, ma tempo fa la natura e l'ecologia che tentava di veicolare era riassunto in un uccellino stilizzato. Sorprendentemente... identico al logo di Twitter:
Coincidenza? Boh, e questa grafica apparsa su uno shampoo al tè?
E non è finita. Lo stesso ramo compare sul case di un mini PC, il KPC's Shuttle PC:
Gli indizi cominciano a diventare troppi. E un sospetto prende sempre più piede: fotografia da stock?
La storia del logo di Twitter è breve e bastarda. Il designer, Simon Oxley, venne pagato appena tra i 2 e i 6 dollari per il suo lavoro, suscitando qualche polemica riguardo allo sfruttamento di lavori "crowdsourced" (ovvero "fatti dalla comunità degli utenti"). In confronto la designer del logo Nike, Carolyn Davidson, venne trattata davvero bene (35$).
Ma alla fine, a Oxley non è andata così male. L'utente simonox, su iStockphoto.com, gode di 200 download del suo uccellino vettoriale royalty-free ma la sua esistenza ammonisce le aziende: quando impareranno a non fidarsi troppo delle immagini di stock e inizieranno a far realizzare materiale originale?
Cosa che Twitter ha appena fatto, sostituendo l'uccellino.
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